Cessa è un progetto indipendente.
Cessa è un auspicio.
Cessa è un'esortazione.
È un genere di accusa e giammai un’accusa di genere. Accusa alla pesantezza e all’invadenza. Alla superficialità. Cessa è una proposta non moralizzante ma oggettivante nel rispetto della relatività. Laico e non giudicante. Un invito a evitare. All’anche meno. A prendersi e prendere la vita con più leggerezza. Ma non per questo meno serietà. Al superamento di certi atteggiamenti che pervadono il nostro quotidiano rendendolo più povero e meno umano. Quei modi di essere che, a prescindere da sesso, origine, età o qualsivoglia forma di credo, ci caratterizzano come superficiali e gratuitamente aggressivi.
Una constatazione che spera di diventare un imperativo!
Senza scopi paternalistici, Cessa è solo una cronaca di quello che ci circonda e ciascuno di noi vive, spesso anche inavvertitamente.
Avete presente quegli epiteti che ti arrivano per strada da unƏ sconosciutƏ senza un minimo di pazienza dopo il primo istante in cui è scattato il verde? Certamente sì. Cessa! E anche quelle parole che non ti aspetteresti mai da un amico o da unƏ sconosciutƏ che si sente in dovere e in grado di sottolineare che come lavori e ti relazioni con gli altri non va bene, che come educhi i figli non va bene, il modo in cui li fai star seduti a tavola non va bene, che come li fotografi non va bene, perché non abbastanza instagrammabile, che persino il fatto di non averne avuti non va bene. Per poi essere proprio loro i primi – perfetti ed esemplari esperti di buona educazione e dialogo – a stare a quella stessa tavola con gli occhi costantemente rivolti allo schermo del loro smartphone senza scambiare una parola con i commensali.
Ma le sfumature di Cessa sono infinite.
A tutte queste persone, vogliamo dire: Cessa.
Cessa è ciò che auguriamo loro.
Smettiamola!